Messaggio in occasione dell’Avvento 2017

Nulla è impossibile a Dio

Sorelle e fratelli, figli miei amati,

la gioia vera e la pace che solo Cristo può donare siano la vostra forza,

Anche quest’anno, all’inizio di un nuovo tempo di grazia quale quello di Avvento, mi accingo a scrivervi per fare insieme a voi tutti un cammino di ascolto, di sequela, di incontro; per contribuire nel mio piccolo a rendere un po’ più intenso questo periodo nel quale i nostri cuori si aprono al mistero che nel tempo e nell’oggi della nostra vita, si rivela a noi, mostrandoci la grande misericordia di Dio.

Se vogliamo vivere in pienezza, nei ritmi e nelle vicende del tempo e ricordare e vivere i misteri della salvezza (cfr. Annuncio della Pasqua. Dalla liturgia dell’epifania); e tra questi la festa del Natale, non possiamo saltare ciò che ci aiuta ad entrare in questo mistero essendone propedeutico e indispensabile: l’Avvento, tempo favorevole per la salvezza, tempo dell’incontro con Dio, al quale diciamo “ volgiti a noi e saremo salvi… guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna (salmo 79, 4;15), tempo presente colmo di speranza che è attesa di futuro. Dobbiamo fare costante riferimento alla Parola che è annuncio e profezia e che siamo chiamati a meditare con cuore aperto e disponibile per consentirle di fecondarci. Di Domenica in Domenica ascolteremo la testimonianza dei Profeti che ci scuotono, ci spronano e ci spingono a guardare in alto e a guardarci dentro. Ci invitano ad accogliere il Vangelo che è Parola di salvezza, un inno di amore, che è dolce come il miele di un favo stillante (salmo 18, 11) e allo stesso tempo una spada affilata e duro come le pelli di cui era vestito Giovanni Battista perché ci mette innanzi la nostra indegnità.

L’Avvento è il tempo dell’incarnazione, per questo ogni giorno dobbiamo interrogarci su come potremmo incarnare la Parola e, come Maria, darla al mondo. Ecco dunque la chiave di volta, ecco dunque il modello a cui guardare ed ispirarci: Maria. Dobbiamo fare l’esperienza di Maria che con umiltà e generosità rispose all’annuncio dell’angelo e con docilità divenne testimone che “nulla è impossibile a Dio” (Lc.1, 37).

Sin da subito, senza indugio, nella sua umiltà e in quella quotidianità che è stata dolcemente travolta dalla presenza discreta di Dio, tutto è cambiato, ogni cosa ha assunto un senso nuovo. Sì, la presenza di Dio nella tua vita è discreta e non esercita mai violenza, ma è proprio questa dolcezza che stravolge la vita e la rende ricca. Quindi mi piace proporre a ciascuno di voi questo modello: Maria. Ella ha toccato con mano che nulla è impossibile a Dio, ha vissuto il suo tempo di attesa, il suo Avvento, non nella inerzia, nell’attesa inerme, ma mettendosi immediatamente al servizio andando in aiuto alla cugina Elisabetta per comunicarle la gioia che solo Dio può donare, per annunciarle che solo Dio riempie la nostra vita di senso.

Anche noi dobbiamo, come Maria, vivere  il nostro Avvento come preparazione a questa nascita che ci cambierà la vita per sempre, che ci renderà irradiazione dell’amore del Padre. La nascita del Cristo, del Verbo che dobbiamo accogliere nella nostra vita.

Avvento allora non significa mortificazione o penitenza, non ci sono toni mesti e luci fioche, ma gioiosa operosità, musica, luci ovunque e canti; tutto questo per fare posto nella nostra vita e nelle nostre case a Gesù, al suo e nostro Natale. Egli viene per noi. Noi lo accogliamo e lui ci insegna ad accoglierci gli uni gli altri. Così ci ammonisce san Paolo scrivendo ai Romani: “ Accoglietevi a vicenda, come anche Cristo accolse noi a gloria di Dio” (Rm 15,7).

Accoglienza proprio in questi tempi tristi nei quali i nostri cuori si sono chiusi per paura, paura del diverso, paura di chi arriva disperato dal mare, paura di chi professa una religione diversa e che è stata infangata e vilipesa da chi ne abusa il nome per compiere atroci delitti.

Accogliersi a vicenda vuol dire rispetto della dignità di ogni uomo, con le sue istanze, prerogative, necessità.

Accogliersi vuol dire spogliarsi e presentarsi vestiti solamente della nostra umanità così come il Verbo che per assumere la natura umana, non ha considerato un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, non ha avuto paura di spogliare se stesso (Fil.2, 6-11). Accogliersi a vicenda dunque significa avere i medesimi sentimenti che furono di Cristo Gesù che è nato nel tempo e nella storia e che oggi nasce per noi. Solo così possiamo fare Natale.

Celebrare il Natale di Gesù allora ci aiuta, attraverso la poesia ad immergerci nel mistero dell’incarnazione, ci incoraggia a passare dalla storia di ieri alla storia di oggi. Gesù viene oggi nella nostra vita e ci invita a vivere questa vita in pienezza, come dono ricevuto per essere donato. Quest’accoglienza è il nostro dono più bello!

Natale è celebrare i cieli che si spalancano e ci donano il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, il Volto della misericordia del Padre.

Natale è fare esperienza di Gesù che cambia e salva il mondo e che ci fa sgorgare dal cuore, con gli angeli il “gloria a Dio nell’alto dei cieli” (Lc. 2, 14), che ci dona forza e coraggio e speranza nuova perché noi siamo gli uomini a cui dona la pace, quella pace tanto desiderata, agoniata, ma altrettanto in pericolo. Il mondo e la storia purtroppo hanno minato spesso e volentieri la pace e anche oggi tanti focolai di guerra ci preoccupano, ma non ci tolgono la speranza e soprattutto l’operoso desiderio  di pace perché noi siamo gli uomini che Egli ama.

Natale allora è annuncio di un innamoramento, di un amore che Dio  ha da sempre per noi uomini. Natale è la realizzazione del grande mistero d’amore: l’Incarnazione che rivela i desideri di Dio, il coraggio di Dio, la vicinanza di Dio, il perdersi di Dio per trovare l’uomo, la passione di Dio che nella Croce diventerà “passione” visibile per tutti. Questa è la nostra fede! Questo sia il nostro Natale!

Natale è l’irruzione dei Dio nella quotidianità dell’uomo, è accendere una luce di speranza nel buio della vita per ridarle luce nuova, prospettive di eternità. Credo che l’immagine plastica del presepe ne possa tradurre il significato. Guardate il presepe: ogni personaggio viene investito dalla luce della stella e dal canto degli angeli mentre si trova nelle faccende della routine, chi a lavoro, chi in casa, chi nella malattia. Mi piace fare questo paragone con i vostri parroci, i miei amati confratelli, i quali, come Maria, intenta agli umili lavori domestici, viene investita dall’amore di Dio, colmata di Spirito Santo e va incontro alla sua nuova missione, al suo nuovo ministero di madre degli uomini perché madre del Figlio dell’uomo. Anche noi, nello svolgimento dei nostri umili lavori veniamo investiti di questo stesso amore, anche noi siamo padri e madri di ogni figlio di Dio.

Il nostro Natale è Dio che viene a cercarci mentre siamo a lavoro, come Gesù che esce alla ricerca di Pietro mentre era a pesca con i fratelli “ … lungo il mare della Galilea, egli vide due fratelli, Simone detto Pietro, e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare; poiché erano pescatori. E disse loro: Venite dietro a me, e vi farò pescatori d’uomini. Ed essi, lasciate prontamente le reti, lo seguirono. E passato più oltre, vide due altri fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni, suo fratello, i quali nella barca, con Zebedeo loro padre, rassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi, lasciata subito la barca e il padre loro, lo seguirono.” (Mt. 4,18-22)

La nostra presenza nel mondo del lavoro dell’uomo ci aiuta a rivelarne il senso più profondo, fonte di sussistenza e di realizzazione, spazio di dignità e di sacrificio. Lavorare con buona volontà e soddisfazione, avere lavoro per tutti, con il giusto compenso. Questo è il nostro impegno sociale da preti operai affinchè tutti abbiano provvidenza per poter affrontare la vita nella serenità e nella gioia. Allora se vogliamo veramente incarnare nella nostra vita lo spirito del Natale, accogliere la chiamata del Signore ad essere luce (Mt. 5,14), luce che illumina i passi di coloro ai quali il Signore ci manda, una luce che illumina, indica, lascia vedere e non di certo una luce accecante, prepotente; l’uomo non ha bisogno di luci che abbagliano, come quelle che il mondo di oggi offre e che rendono gli uomini ciechi, ma di una piccola luce che illumina il cammino e rischiara la casa. Vi prego: non luci a intermittenza come quelle degli alberi di Natale, ma stabili! Il bene non sopporta interruzioni del tipo: “ci sono, non ci sono”, “ci sto, non ci sto più”, “eccomi” e poi “sparisco”. San Giovanni nel prologo del suo Vangelo ci ricorda: “Era la luce vera, che illumina ogni uomo, quella che veniva nel mondo” (Gv 1,9). È luce che non si spegne, esattamente come il desiderio di amore e di pace. Questa luce è il Suo amore per noi, e di questa luce noi tutti, vescovi, sacerdoti, diaconi, popolo santo di Dio, dobbiamo essere portatori, questa luce calda è fonte del nostro amore!

Bene, miei amati, allora non ci resta che destarci e metterci in ascolto, fare un po’ di silenzio attorno a noi, cercare qualche piccolo spazio di solitudine e di silenzio, un piccolo deserto quotidiano per lasciarci parlare dal Signore che viene. Ecco, il nostro Avvento, la nostra preparazione trepidante e gioiosa al Natale sia sì operosa è impegnata, ma anche contemplativa. Abbiamo bisogno di silenzio e di contemplazione, di ricaricare le nostre batterie, di fermarci e fare il punto per mettere in moto qualcosa di nuovo e d’importante. Abbiamo bisogno di tacere per fare posto a parole vere, alla Parola di salvezza del Signore. Riscopriamo la bellezza del silenzio, dei volumi bassi, il Signore non urla, ma sussurra quindi se siamo circondati da rumore non lo sentiremo mai. Abbiamo bisogno di silenzio per gustare la gioia della vita, per riconoscere con stupore i volti che ci circondano, per trasformare le emozioni in virtù, in scelte coerenti con un cuore che ama. Tutte le cose più importanti e belle vengono sussurrate… Pensate alla confessione, o a quando dite “ti amo” alla persona amata.

L’Avvento e il Natale ci richiamano al silenzio che ci darà modo di sentire la voce celestiale degli angeli che cantano, nel silenzio della notte “gloria” proviamo a trattenere le chiacchiere inutili non solo quelle reali, ma anche e soprattutto quelle virtuali, un po’ meno whatzapp, un po’ meno Facebook e più Parola di Dio. Chiediamo al Signore di aiutarci in questo. Le inutili chiacchiere rendono difficile la preghiera.

Miei amati viviamo allora il nostro tempo di grazia di Avvento come Chiesa in cammino, come i pastori di Betlemme, popolo di Dio che va nella direzione di Cristo Salvatore, andiamo incontro al Signore che viene, tutti, uomini e donne, piccoli e grandi insieme, Chiesa in cammino, chiesa senza chiese, chiesa della strada e nelle case, dei luoghi dove ci si incontra, dove si lotta, dove si gioisce o si soffre, chiesa che lavora con umiltà nei luoghi più disparati, Chiesa della gioia e del dolore condivisi, Chiesa che cammina nel tempo, chiesa compagna di viaggio! Chiesa nella quale tutto possano fare esperienza dell’Emanuele, del “Dio con noi”. Chiesa dove tutti, senza nessuno escluso possa sentire che Cristo è l’Emmanuel della propria vita. Annunciamo con forza, con determinazione, con coraggio e soprattutto con amore tutto questo, vivetelo nella Parola, nell’Eucaristia e nella Missione sulle strade del mondo e della vita. E siate tutti annunciatori di questa speranza nuova: “nulla è impossibile a Dio”.

Buon cammino di Avvento e sereno e santo Natale.