Carissime sorelle e fratelli, figli e figlie mie amatissime, cari e venerati confratelli nel sacerdozio, 

Grazia e pace, consolazione e gioia piena da parte di Dio nostro Padre,  dal Verbo eterno che si incarna nella storia, il Signore nostro Gesù Cristo e dal buono e vivifico Santo Spirito.

In questo tempo, nel quale siamo chiamati a far rinascere Cristo nei nostri cuori e nelle nostre vite  prego Dio, Padre misericordioso e pieno di amore per l’umanità, di concederci la concordia e la pace, perché possano compiersi per tutti le aspirazioni di una vita felice e prospera. Ognuno di noi sappia impegnarsi per costruire un mondo migliore, dove regnino giustizia, concordia e amore.

Il nostro tempo, purtroppo, è segnato da molteplici piaghe: l’uomo si arma contro il proprio fratello, guerre, genocidi, stragi di innocenti e poi non dimentichiamo le gravissime condizioni economiche e sociali in cui molti di noi vertono. Aumenta la povertà e il disagio sociale.

Tutto questo oscura la luce della stella che ci indica il Bambino che nasce per noi. Tutto questo ci distoglie dal canto gioioso degli angeli che inneggiano e glorificano Dio nell’alto dei cieli e implorano pace per noi uomini che il Signore ama (Lc. 2, 14).

Il Natale è un mistero di luce che gli uomini di ogni epoca possono rivivere nella fede. Risuonano nel nostro animo le parole dell’evangelista Giovanni: “Et Verbum caro factum est – Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).

A Natale, dunque, Dio è venuto ad abitare fra noi; è venuto per noi, per restare con noi. Una domanda attraversa questi duemila anni di storia cristiana: “Ma perché lo ha fatto, perché Dio si è fatto uomo?”.

Narra il Vangelo che la moltitudine angelica cantava: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Gli angeli annunciano ai pastori che la nascita di Gesù “è” gloria per Dio nel più alto dei cieli; ed “è” pace sulla terra per gli uomini che egli ama. Opportunamente, pertanto, si usa porre sulla grotta queste parole angeliche a spiegazione del mistero del Natale, che nel presepe si è compiuto. Il termine “gloria” (doxa) indica lo splendore di Dio che suscita la riconoscente lode delle creature. Dirà san Paolo: è “la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo” (2 Cor 4,6). “Pace” (eirene) sta a sintetizzare la pienezza dei doni messianici, la salvezza cioè che, come nota sempre l’Apostolo, si identifica con Cristo stesso: “Egli è, infatti, la nostra pace” (Ef 2,14).

Vi è infine il riferimento agli uomini “di buona volontà”. “Buona volontà” (eudokia), nel linguaggio comune, fa pensare alla “buona volontà” degli uomini, ma è qui indicato piuttosto il “buon volere” di Dio verso gli uomini, che non conosce limiti. Ed ecco allora il messaggio del Natale: con la nascita di Gesù, Dio ha manifestato il suo buon volere verso tutti.

Torniamo alla domanda: “Perché Dio si è fatto uomo?”. Scrive sant’Ireneo: “Il Verbo si è fatto dispensatore della gloria del Padre ad utilità degli uomini… Gloria di Dio è l’uomo che vive – vivens homo – e la sua vita consiste nella visione di Dio” (Adv. Haer. IV, 20,5.7). 

La gloria di Dio si manifesta, dunque, nella salvezza dell’uomo, che Dio ha tanto amato “da dare – come afferma l’evangelista Giovanni – il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). È dunque l’amore la ragione ultima dell’incarnazione di Cristo. Eloquente è al riguardo la riflessione del teologo H.U. von Balthasar, il quale ha scritto: Dio “non è, in primo luogo, potenza assoluta, ma amore assoluto la cui sovranità non si manifesta nel tenere per sé ciò che gli appartiene, ma nel suo abbandono” (Mysterium paschale I, 4). Il Dio che contempliamo nel presepe è Dio-Amore.

A questo punto l’annuncio degli angeli suona per noi anche come un invito: “sia” gloria a Dio nel più alto dei cieli, “sia” pace in terra agli uomini che Egli ama. L’unico modo di glorificare Dio e di costruire la pace nel mondo consiste nell’umile e fiduciosa accoglienza del dono di Natale: l’amore. Il canto degli angeli può allora diventare una preghiera da ripetere spesso, non soltanto in questo tempo natalizio. Un inno di lode a Dio nell’alto dei cieli e una fervente invocazione di pace sulla terra, che si traduca in un concreto impegno a costruirla con la nostra vita. Questo è l’impegno che il Natale ci affida.

Allora scrivo a voi questo messaggio per ribadire che Natale è la festa dell’uomo. Nasce l’Uomo. 

L’uomo in tutte le forme della sua umanità spesso vilipesa, offesa nella sua dignità negatagli per vari motivi.

Oggi nasce Cristo Signore del tempo e della storia. Egli nasce anche per te che  vivi nel quotidiano affanno.  

Gesù non sia una tradizione annuale, non un mito, non una favola. Gesù è parte  della nostra storia umana. Il senso teologico della venuta di Cristo non distrugge di per sé la cornice festosa e la poesia del Natale, ma la ridimensiona e la colloca nel giusto contesto; Gesù che nasce è la Parola di Dio che si fa come noi, esseri umani. noi siamo portati forse a soffermarci di più sul bambino, tenero e fragile, che non sul suo aspetto di Verbo Incarnato. Oggi nasce per noi Gesù povero, figlio di umili artigiani, un numero soltanto in una remota provincia dell’impero romano, un portatore di tutte le promesse dell’Antico Testamento, anche se in un modo un po’ diverso da quello atteso e sospirato dal popolo ebraico, tanto che solo i poveri, gli «svuotati», i vigilanti lo riconoscono. Giovanni inserisce l’Incarnazione nel piano della storia della salvezza. E oggi, noi, siamo in grado di riconoscerlo? Di incontrarlo negli occhi degli ultimi, dei poveri e degli ammalati? Del fratello e della sorella che ci incrocia sulle mille strade del mondo? Riusciamo ad essere anche noi umili come i pastori, disponibili ad accoglierlo nella nostra vita?

Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio colui al quale è stata strappata ogni speranza, perché è chiamato alla vita.

Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l’impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana, l’assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Di questa opera ineffabile dell’amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l’umanità nella sua miseria! Carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, perché nella infinita misericordia, con cui ci ha amati, ha avuto pietà di noi, e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo (cfr. Ef 2, 5) perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle sue mani.

Deponiamo dunque «l’uomo vecchio con la condotta di prima» (Ef 4, 22) e, poiché siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne. Riconosci, dunque, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e non sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo.

Fratelli e sorelle, figlie e figli amati, questo mio messaggio sia tradotto in auguri e soprattutto in implorazione di grazie e di benedizioni celesti per ciascuno di voi, per le vostre famiglie e per quanti sono nel vostro cuore.  Il mio augurio va a coloro che hanno pregato e si sono preparati al Santo Natale, a coloro che sono felici e circondati di amore perché lo irradino agli altri, a coloro che hanno coronato il loro sogno d’amore e a quelli che hanno realizzato il desiderio di una vita affinché sappiano dire grazie. Il mio augurio va agli uomini di potere perché dall’umiltà del Natale imparino che il potere deve essere servizio per gli altri; il mio augurio lo rivolgo ai ministri delle varie chiese, perché tornino alla fonte, tornino al Vangelo e predichino la giustizia e la pace per ogni uomo e non solo per categorie preferenziali.  Ma il mio pensiero più affettuoso e augurale va a coloro che hanno perso la fede per colpa nostra, del nostro egoismo e della nostra contro testimonianza. Auguro un sereno Natale a coloro che in questo anno hanno perso una persona cara, che il Dio-con -noi possa recare a questi cuori feriti, consolazione e pace. Sia Natale in ogni famiglia, in ogni casa e soprattutto in ogni cuore. Buon Natale a chi è solo e a chi non è ancora stato baciato dall’amore. Spero e mi auguro che sia un giorno felice anche per chi vivrà il Natale come un giorno qualunque. Desidero augurare un felice Natale a chi è lontano da casa e dai propri affetti, a chi è stato privato da i propri affetti, a chi li ha persi perché non accettato. Auguro che sia Natale anche per ogni persona che vive ai margini della società, a coloro che non hanno più un tetto e vivono senza un ricovero, agli anziani abbandonati a se stessi, alle prostitute schiave. Auguro che Gesù nasca nel cuore degli assassini affinché trovino il coraggio del pentimento. Nasca il piccolo Gesù anche sulle strade dove le persone transessuali finiscono a causa di un mondo che non accoglie le differenze e poi ne fa oggetto della propria lussuria. Sia Natale in ogni discoteca, sia Natale nei crocicchi delle strade e non solo nelle chiese. Auguro un sereno Natale a tutte le persone a cui è negato Dio: ai divorziati, agli omosessuali, alle madri di figli mai nati. A tutti e ad ognuno di voi giunga il mio abbraccio e il mio affettuoso augurio di buon Natale.