“Chiesa in cammino alla scuola del Cristo Crocifisso”

Messaggio in occasione del tempo di Quaresima 2020

Miei amati figli, pace e bene.

     Nell’intraprendere ancora una volta il cammino che il Signore ci propone per la nostra crescita nella fede e nell’amore, vi giunga questo mio umile messaggio affinchè insieme si possa andare incontro al deserto, luogo in cui dobbiamo essere gli uni, gli angeli degli altri[1]; per poi immergerci con coraggio e determinazione nel mistero della passione e morte di nostro Signore in previsione della discesa dello Spirito Santo.

     Desidero dunque invitarvi a vivere il percorso dalla Quaresima alla Pentecoste come un tempo profondamente unitario che dal deserto, immagine dei nostri deserti quotidiani, ci spinge a penetrare il mistero del male che rende l’Innocente vittima che ci insegna a comprendere il mistero del perdono e dell’amore e che, chiamandoci per nome, ci dona la pace e ci promette il Consolatore.

     Ci attende un tempo di straordinaria intensità, unico; che va vissuto in pienezza nella preghiera personale e comune, nella liturgia, nella carità reale e fattiva.

     La Quaresima è una via, la via che ci conduce dalla schiavitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia, dalla morte alla vita, dall’egoismo all’amore e ci spalanca i cuori ad orizzonti più ampi e meravigliosi poiché, attraverso il soffio dello Spirito, che è vita, Dio ci salva da questa vita che spesso tenta di spegnere la fiamma della nostra fede o di cancellare ogni piccolo barlume di speranza e in fine, uccide la nostra carità.

     La Quaresima è il dono che Dio ci fa di una nuova opportunità di ricominciare!

     Le domande che ci poniamo allora sono: cosa fare? Da dove cominciare?Bisogna ripartire da Cristo, uomo nuovo, nuovo Adamo. Solamente in Cristo e con la sua grazia possiamo vivere la nostra Quaresima come un’autentica rifioritura nonostante il male che ci circonda. Purtroppo facciamo  quotidianamente esperienza di questo male, di questa perdizione verso cui il mondo sembra correre speditamente, ma noi cristiani dobbiamo avere la capacità di vedere oltre le tenebre sapendo che aldilà del Golgota c’è una pesante pietra ribaltata e un sepolcro vuoto[2].

     E’ la speranza a caratterizzare la nostra sete cristiana, la stessa sete della Samaritana[3], quella attesa certa che non è un’ipotesi e che è invece certezza nelle promesse di Dio; la certezza che aldilà del deserto c’è una terra promessa che ci attende. La certezza di un’acqua che disseta: lo Spirito Santo.

     Questa speranza non delude e si rafforza attraverso la nostra sete di vita vera, di pienezza che si fonda su Gesù. E così il nostro cammino quaresimale che è prototipo del cammino di tutta la nostra vita diventa preparazione ad una esistenza intensa, una esistenza piena, una esistenza con motivazioni ed entusiasmo: una vita con gioia.

    Miei amati, a volte sembra che non ci sia più un senso, perdiamo il senso della nostra vita annientati dallo sfinimento del vento contrario delle delusioni, del male dilagante, della cattiveria che ci circonda e quindi la grossa pietra che sigilla i nostri sepolcri ci imprigiona. Tutti, purtroppo facciamo esperienza di fatti, di situazioni che ci abbattono, ci distruggono, ma sempre il Signore entra con forza, con amicizia, con amore, nei nostri sepolcri, nelle nostre condizioni di abbattimento, nelle nostre tristezze e paure, nelle nostre delusioni. Se permetteremo al Signore di abitare le nostre sofferenze, Egli  entrerà per liberarci, per farci uscire.

     Anche Gesù, per ribaltare la pietra del sepolcro, ha dovuto prima entrarvi morto, quindi non abbiate paura di affrontare la morte quotidiana e impariamo dallo stile di Gesù che è il nostro “eroe” di umiltà, di povertà e di semplicità.

     Camminando nel deserto con Lui, con Lui entriamo nella Gerusalemme della nostra vita e potremo fare Pasqua con Cristo. Vivendo il suo stile, vedrete che la  nostra vita sarà migliore.

   Quale è allora lo stile di Gesù che dobbiamo incarnare? ”Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.”[4] Quindi il programma è l’amore, un amore del quale segno tangibile è un corpo donato e il sangue versato sulla croce. Egli si dona a noi e ci invita a fare altrettanto, ci inviata a donarci con amore, con generosità e senza paure: “Fate questo in memoria di me”[5] e “perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”[6]. Ecco il nostro programma: trasmettere l’amore ricevuto e di cui abbiamo fatto esperienza. Impegnarci diventa urgente per far prevalere l’amore e la misericordia senza più paure.

   Bisogna mettersi in cammino, non solo verso il deserto, ma anche di corsa verso il sepolcro, altrimenti non lo troveremo mai vuoto e non faremo mai esperienza del Risorto.

     Dobbiamo ribaltare la pietra del nostro sepolcro, dobbiamo rovesciare i macigni che tengono a scacco le nostre esistenze e sigillano, fino a renderle sterili, le speranze e le attese più profonde; dobbiamo sforzarci di essere testimoni della speranza in un mondo disperato e pieno di paure come fece Gesù con i discepoli di Emmaus[7].

     Non si tratta però, di imitare il Signore, come fossimo una specie di fotocopie; ma si tratta di lasciarci guidare dallo Spirito, perché la grazia di Dio agisca in noi, superando i nostri limiti e le nostre resistenze sicuri e fiduciosi dunque che, da questa continua intimità con il Signore e la sua Parola, scaturirà la gioia di una vita abbondante infiammata dallo Spirito Santo che ci farà illuminare il mondo.

Buon cammino!             

                                                                        †Agostino De Caro

                                                                                                       Vescovo


[1] Cfr. Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.  (Mc 1,12-13); il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.  (Mt 4,1-11).

[2] Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. (Gv 20,1).

[3] Cfr. Gv. 4, 5 – 42.

[4] Gv. 13,1.

[5] Cfr. Lc 22,19; 1Cor. 11,24.

[6] Gv. 13,15.

[7] Lc. 24, 13 – 35.