Venerati presbiteri e presbitere, amati frati, seminaristi cari, fratelli e sorelle tutti, il Signore vi dia la pace;

    Siamo ormai alle porte della Quaresima, questo lungo viale a tratti alberato e in parte arido e desertico che dobbiamo percorrere per giungere alla meta tanto desiderata: la fonte zampillante di acqua viva.

“Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza”

     Questo è il grande annuncio che ci viene donato proprio all’inizio di questo cammino nella celebrazione del Mercoledì delle ceneri. Un messaggio carico di tensione e di speranza, un messaggio che ci dice con chiarezza chi è il vero protagonista della Quaresima, di questa straordinaria avventura: Dio che è “Misericordioso, pietoso e grande nell’amore” (Sal. 103,8), che sostiene le nostre deboli forze lungo il cammino che ci propone e di cui ci indica anche i passi fondamentali: preghiera e ascolto della Sua Parola per vedere ciò che realmente siamo, come viviamo e dove ci troviamo.

     La Quaresima invita ciascuno a riporre la fede e la speranza in Dio, che risolleva chi cade e ridona forza a colui che è stanco. 

     A noi spetta il compito di vivere questo tempo come un kairós, un tempo favorevole e propizio per lasciarsi penetrare dallo Spirito Santo, per essere docili, duttili e lasciarsi generosamente guidare dalla speranza, una occasione buona per mettersi all’opera per preparare un futuro migliore in questo tempo di grandi incertezze e paure, con l’umile certezza che chi semina molto raccoglie molto e che nessun atto di amore, nessuna generosa fatica andrà perduta.

     Annunciando ai suoi discepoli la sua passione, morte e risurrezione, a compimento della volontà del Padre, Gesù svela loro il senso profondo della sua missione e li chiama ad associarsi ad essa, per la salvezza del mondo.

     Nel percorrere il cammino quaresimale, che ci conduce verso le celebrazioni pasquali, ricordiamo Colui che «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8). In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’“acqua viva” della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo. Nella notte di Pasqua rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo, per rinascere uomini e donne nuovi, grazie all’opera dello Spirito Santo. Ma già l’itinerario della Quaresima, come l’intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo.

     Anno dopo anno, ci chiediamo cosa dobbiamo fare con l’inizio di questo tempo così forte, o cosa doverci inventare per vivere intensamente questi giorni, ma la Quaresima non è il tempo dello sforzo, non è il tempo delle cose straordinarie, delle scelte eroiche o il tempo in cui inventarci cose speciali; noi non amiamo Gesù per sforzo o secondo le nostre forze, anzi, “quando sono debole è allora che sono forte” (2 Cor 12,10); non è il tempo per dimostrare chissà cosa a noi stessi o a Dio, anche perché abbiamo ben poco da dimostrare al Signore che ci conosce meglio di come ci conosciamo noi stessi e a cui ogni nostro battito di cuore non è sconosciuto come diciamo nel salmo 138:

 Signore, tu mi scruti e mi conosci,  tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia la notte»; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce. Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno. 

     La Quaresima allora è il tempo dell’amore, un amore che ci viene donato e che dobbiamo imparare ad accogliere e, ancora, un amore che dobbiamo saper donare noi stessi, è il tempo dell’amore vero quello senza ipocrisie. È un errore vivere la Quaresima come un tempo di azioni speciali per dimostrare qualcosa. Pensiamo davvero che abbiamo bisogno di convincere Dio ad amarci? O possiamo fare qualcosa per farci amare? Lui ci ama incondizionatamente e senza che noi ne abbiamo alcun merito.

     La Quaresima non sia mai fatta di apparenze, di esteriorità, ma di verità, è l’opportunità per conoscersi per quello che portiamo dentro, per la storia che abbiamo alle spalle, per i nostri difetti, il nostro carattere e nella verità di quello che siamo; è il momento giusto per togliere gli abiti, per spogliarci dai gioielli e da quello con cui ci rivestiamo, di metterci a nudo davanti al Signore, ma anche di scoprirlo così come Egli è senza tanti fronzoli. Il momento più altro di questo cammino lo vivremo ai piedi della croce dove Cristo non ha paura di mostrarsi a noi nella sua nudità, spogliato di tutte le sue vesti e si dona a noi così; anche noi, non dobbiamo temere di spogliarci dinanzi a Dio e di presentarci a Lui per quello che siamo e senza fronzoli e nell’essenzialità. Ecco dunque cosa dobbiamo ricercare in questo meraviglioso viale lungo quaranta giorni: l’essenzialità.

     Per poterla cercare, trovare e soprattutto sperimentare e vivere in pienezza abbiamo bisogno di stare da soli, nel silenzio, da soli con noi stessi e da soli con Dio. Ecco perché in Quaresima è importante che il Signore ci conduca nel deserto ed è li che ci fidanzerà a Lui (Os. 2, 16-17. 21-22).

Buon cammino!

+ Agostino